L'AMMINISTRAZIONE E IL FUTURO DELLA COOPERAZIONE ITALIANA ALLO SVILUPPO (DGCS) parte dodicesima
Il presente comunicato è indirizzato congiuntamente al Ministro della Cooperazione Internazionale Andrea Riccardi e alla Direzione Generale della Cooperazione presso il MAE.
Mai un comunicato della USB per la Cooperazione fu più problematico di questo.
Per molteplici ragioni. La prima è la mancanza di evidenza sul destinatario a cui inviarlo. La seconda è relativa allo svuotamento delle disponibilità finanziarie della DGCS. La terza deriva dalla sensazione di vuoto di idee e di prospettive sul futuro prossimo della Cooperazione. La somma di questi tre fattori non lascia sperare, almeno per il momento, in un rilancio immediato della cooperazione italiana allo sviluppo.
È notizia di qualche settimana fa il taglio di ulteriori 7 milioni di Euro che il MAE ha operato a danno della Cooperazione italiana allo sviluppo per finanziare parte del Decreto denominato svuota carceri. Tali economie vanno sommate ai precedenti tagli alla Cooperazione sul budget 2012 per 93 milioni di euro.
Eppure molto si dovrebbe e si potrebbe fare. La gran parte dei paesi europei e molti dei paesi emergenti stanno aumentando ogni anno i propri investimenti nel settore della Cooperazione Internazionale. Sono altrettanto impegnati nell’individuazione di proposte per un rilancio delle politiche di sostegno allo sviluppo.
Miseramente le strategie nostrane in materia di cooperazione si sono limitate a produrre l’ormai (dovuto) famoso decreto interministeriale recante il nuovo statuto professionale degli esperti di cui all’articolo 16 comma 1, lettere c) ed e) della Legge 49/87. In due parole il regolamento che prevede l’assunzione a tempo indeterminato presso il MAE con contratto privato dei 58 esperti UTC.
Tre problemi, tre risposte. Crediamo sia arrivato il momento di avere coraggio. Di fronte alla ristrettezza delle risorse economiche, alla carenza organizzativa e al gap culturale della Cooperazione è arrivato il momento di percorrere nuove strade, di sperimentare percorsi inesplorati e innovativi.
Carenza di fondi. La Cooperazione è un bene di tutti, è una risorsa da valorizzare e proteggere. Un paese civile non può, in ossequio ad un principio morale di solidarietà, fare a meno del proprio contributo verso la riduzione delle sperequazioni economiche e sociali globali. In quest’ottica crediamo sia possibile, sviluppando ingegno e creatività, individuare strumenti innovativi di fund-raising a favore dei PVS.
Carenza organizzativa. La Cooperazione Italiana allo Sviluppo è una Direzione Generale del MAE (legge 49/87) e in quanto tale il suo personale (personale comandato da altre Amministrazioni dello Stato e di ruolo del MAE, c.a. 300 unità) è legato alle normative contrattuali e operative della Pubblica Amministrazione e del Ministero degli AA.EE.. Tuttavia nella DGCS (formalmente), all’infuori del personale esperto, non figura personale qualificato e formato secondo i criteri e i principi della legge 49/87. Tale personale però, in servizio da molti anni nella DGCS (10/20 e più), ha maturato una specifica professionalità e risulta vitale per le attività di cooperazione.
La specializzazione e la preparazione tecnica sui temi della Cooperazione acquisite negli anni non hanno trovato e non trovano adeguata corrispondenza nelle normative contrattuali e operative del personale (CCNL integrativo MAE 2006-2009).
E’ arrivato il momento di individuare una soluzione d’insieme per la Cooperazione Italiana che consideri il riconoscimento della professionalità di tutto il personale della DGCS.
Gap culturale
La gran parte delle categorie interpretative che conosciamo non sono più in grado di interpretare efficacemente le realtà e di dare conto dei cambiamenti globali in atto. Le società sono soggette a mutamenti così radicali, veloci e articolati che rendono opportuno un orientamento verso ogni ipotetico futuro. Tali trasformazioni modificano le caratteristiche della distribuzione della ricchezza e delle diseguaglianze con modalità complesse e inedite. I sistemi sociali e produttivi del mondo hanno subito e/o stanno subendo una metamorfosi che ne ha ridefinito i principi di fondo.
Si fa strada la necessità di ripensare radicalmente ai modelli di sviluppo e al modo di fare cooperazione.