AMBASCIATA VIRTUALE, FANTASIA E TRISTE REALTA'! D'ALEMA CHE FACCIAMO?

Roma -

Tutti conosciamo la situazione dei nostri consolati sotto pressione per dare informazioni. Ma che fanno gli altri?

Vuoi sapere come fare per andare in  USA?

Poniamo che siete in Messico e volete informazioni dal Consolato statunitense di Ciudad Juarez? Semplice, vi basterà chiamare un numero di telefono (un dollaro e 50 cents al minuto più il costo della telefonata) e sarete accontentati. O volete prendere un appuntamento con il Consolato USA di Guadalajara? Servono 10 dollari e una carta di credito. Poi dovrete pagare 100 dollari per consegnare i formulari (non refundable, of course). In più, naturalmente, ci sono le fees di reciprocità. Se però sei  un ricercatore e  aspiri alla borsa di studio Fulbright, puoi fare domanda gratuitamente. E' una chiara politica del Dipartimento di Stato: l'informazione è prima di tutto un valore che può diventare una merce da vendere oppure un incentivo per attrarre i cervelli che servono. E' brutale ma la logica e' chiara.

Costa meno andare su Second Life

 La Svezia invece ha annunciato che aprirà una Ambasciata virtuale nel sito di Second Life, una comunità di internauti che offre avanzatissimi sistemi di grafica interattiva. E' un mondo di fantasia ma assai simile alla realtà. L'Ambasciata virtuale è a cura dello Svenska Institutet, "un'entità leggera" che con 90 dipendenti e poco meno di 25 milioni di  Euro mantiene una sede reale in Svezia e una a Parigi. Si occupa anche di cooperazione ma la sua missione è quella di far conoscere il paese  e di favorire gli scambi culturali, educativi, etc. Proprio come i nostri 90 IIC e ENIT. Solo che lo fa bene, con persone ben selezionate e una organizzazione degna di questo nome. Sarà più facile da domani andare nel paese delle renne. Ma anche il sito web del Quay d'Orsay è un esempio di trasparenza ed efficacia comunicativa: ci potrete trovare anche gli stipendi delle AAFF (4,500 Euro al mese per un C1).

Scommettiamo sull'AMBASCIATA D'ITALIA VIRTUALE?

che facciamo noi?  Il sito Internet del MAE cambia look più spesso di una adolescente, con il risultato di essere inutile anche come vetrina per il ministro. Chi visita il sito lo fa per informazioni utili, ma sono per lo più ben nascoste (provate a trovare le scuole italiane all’estero!). Vogliamo parlare dei centralini dei nostri consolati? Ma no, lasciamo che risponda il disco con la musica. Neanche agli uffici del MAE è dato di conoscere i numeri segreti passanti per parlare con qualche essere umano. Si procede in ordine sparso, con tanta buona volontà e ….. molta più disorganizzazione.

Però al Ministro D'Alema vogliamo dire che il MAE può raccogliere la sfida della società dell'informazione. Ci vuole capacità di lavorare in gruppo e volontà di riorganizzare il lavoro lasciando perdere false gerarchie e puntando sui talenti. Una visione condivisa potrebbe darci lo slancio per la nostra Second Life.

Scommettiamo che il sito virtuale dell'Ambasciata d'Italia avrebbe cento volte più visitatori di quello della Svezia?